“Qual è la differenza tra il terrorismo e il protocollo? Con il primo si può discutere, ma con il secondo no”. È la battuta ricorrente che Papa Francesco rivolge ai suoi interlocutori, per lo più ai capi di Stato e di governo, quando si siedono attorno alla scrivania della Biblioteca Privata, nella seconda loggia del Palazzo Apostolico, e il rumore dei flash dei fotografi rende abbastanza difficile l’inizio della conversazione. Ovviamente, dopo pochi secondi, tutti escono lasciando soli il Pontefice e il suo illustre ospite ed eventuali interpreti. C’è il rischio, però, che il prezioso patrimonio dei linguaggi pontifici, almeno in Vaticano, si perda, mentre, invece, esso è impregnato di storia e chiede di essere interpretato con fedeltà e sapienza per evitare che i messaggi che esso comunica siano equivocati. …

Vai all’articolo

Share This